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Per 55 anni ha scritto all’amica di giovinezza. Segnalato da Associazione "La Torre", 15-08-09 |
— Santo subito? Ma pensiamo che la suddetta Congregazione, se volesse essere a servizio di Dio, e non della storia, se soprattutto volesse essere seria, come ai bei tempi in cui c'era il Cardinale diavolo, potrebbe ben risparmiarci le pene di un simile epistolario, sarebbe sufficiente controllare se risponde a verità quanto scritto da Sì sì no no, da Chiesa Viva, da Effedieffe e da tanti altri, noi compresi, sulla impossibile santità di GPII (ovviamente ci riferiamo alla santità da altare), basta controllare su questo nostro sito l'indice degli articoli che riguardano GPII e in particolare i seguenti: La Redazione Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
Karol Wojtyla la chiamava «Dusia», «sorellina», e la loro corrispondenza durata 55 anni è così fitta da «riempire una valigia». Una montagna di carte, in parte consegnate alle autorità ecclesiastiche per la beatificazione di Giovanni Paolo II, in parte pubblicate in Polonia in un contrastato libro (che verrà tradotto in italiano a febbraio), ma in massima parte custodite nell’appartamento di Wanda Poltawska affacciato sul Mercato di Cracovia, la più grande piazza medievale d’Europa. Lettere personalissime (1), arrivate con inflessibile regolarità: per posta o attraverso amici comuni di passaggio a Roma, che ora rischiano di rallentare la macchina burocratica della beatificazione per la prassi vaticana di acquisire tutte le prove documentali prima di proclamare nella Chiesa un nuovo «esempio di santità». |
Giovanni Paolo II con Wanda e un nipotino della signora nell'84. "Con Karol ragionavamo sull'amore" ( G. Galeazzi) (1) Attenti a questo superlativo. |
«Noi lavoriamo per la storia (2) e tutta la documentazione su un candidato alla santità ci riguarda», afferma il cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi. Materiale «sensibilissimo» per la Santa Sede, di cui solo Wanda conosce la totalità dei contenuti. Prima di elevare Wojtyla agli onori degli altari, la Santa Sede vuole la certezza che nessuna prova contrastante possa emergere ad avvenuta proclamazione inficiando un accertamento che Benedetto XVI vuole «rigoroso e rispettoso delle regole» (3) dopo aver già derogato (4) ai canonici cinque anni dalla morte per avviare il processo. Per comprendere l’avvolgente e per taluni imbarazzante tono di confidenza dello sterminato epistolario, spiega il padre mariano Adam Boniecki (dal 1964 stretto collaboratore di Karol Wojtyla a Cracovia e a Roma), occorre conoscere il suo «libero e per nulla clericale cammino di formazione (5), il seminario frequentato in clandestinità, la compagnia teatrale in piena occupazione nazista, il lavoro di operaio». |
(2) Credevamo che lavorassero per Dio, per la Sua Chiesa... (3) Regole già cambiate e non più tanto rigorose... (4) Come volevasi dimostrare: perché tali deroghe? (5) E ora si vorrebbe forse una libera e per nulla canonica dichiarazione di santità? |
Sempre, «in mezzo a laici, ragazzi e ragazze, come l’attrice ebrea che lo chiamava “Lolek” e alla quale si era molto legato, con la costante attitudine a conciliare spiritualità e vita pratica, senza una quotidianità in seminario che ne comprimesse l’affettività e la maturazione sentimentale». Nella sua casa vicino alla chiesa dei domenicani, il cardinale Marian Jaworski, amico di entrambi dal 1951, conferma «il sostegno che si sono sempre dati reciprocamente» ed evidenzia come «Karol Wojtyla si sia sempre rapportato spontaneamente e alla stessa maniera con laici e consacrati, sia da semplice sacerdote sia da vescovo e poi Papa». Come in vita creava imbarazzi e malumori in Curia quella strettissima amica del Papa che, racconta Boniecki, talvolta stupiva per l’anticonformismo e l’informale familiarità con il Pontefice (6), come quando le capitava di partecipare in pantofole alle messe mattutine nella cappella privata dell’appartamento papale alla terza loggia del Palazzo Apostolico, si lasciava scorgere dalle finestre del Gemelli durante la convalescenza post-attentato e trascorreva le vacanze estive a Castel Gandolfo, adesso in morte del «servo di Dio» Karol Wojtyla la sterminata mole di lettere dai toni affettuosi tra un Papa e una laica costituisce motivo di obiezione, difficoltà, rallentamento (7) all’iter svolto dagli otto periti teologi chiamati ad esaminare in Curia la «positio», cioè le testimonianze e gli atti processuali. Lo stesso cardinale Stanislaw Dziwisz, l’ombra di Karol per quattro decenni, era preoccupato dal grado di esposizione pubblica dell’antico sodalizio tra il futuro beato e Wanda Poltawska. Karol Wojtyla, che divenne Papa restando uomo (8), sconvolge ancora gli schemi ecclesiastici. |
(6) Ovviamente quel che è troppo è troppo... (7) A meno che i modernisti vaticanosecondisti non aggiornino anche gli antiquati concetti di santità, così che non solo Wojtyla, ma anche un Mickael Jackson possano essere dichiarati santi, per la gioia dei loro fans... (8) Siamo alle solite, ma un sacerdote (e un Papa in particolare) non è, non può e non deve essere un uomo come gli altri. |